La chiesa sconsacrata di cui parliamo, dedicata alle “Anime del Purgatorio”, si colloca in prossimità dell’arco del Palazzo Spinelli che un tempo fungeva da porta accesso al borgo antico di Morano, e sul cui intradosso è ancora possibile scorgere i resti dell’affresco raffigurante l’aquila bicefala, assunta ad emblema di questa casata.
Essa, dunque, si interpone fra Palazzo Scorza ed il complesso edilizio della residenza principesca degli Spinelli di Scalea (signori anche della cittadina di Morano), i quali ne fecero la propria cappella privata. .
La struttura, tuttavia, era stata edificata molto tempo prima dell’arrivo di quest’ultima casata; difatti, pare che, per volontà di alcuni nobili, le sue prime pietre fossero state posate ancor prima del secolo XII, e che, in seguito, essa fosse passata sotto la proprietà della casata di Pietro Sanseverino, feudatario della zona prima degli Spinelli.
Nel corso del Sei e Settecento, la chiesa (realizzata interamente in muratura) divenne più volte oggetto di rinnovamento e fu progressivamente arricchita da importanti opere d’arte, alcune delle quali erano un tempo collocate nei sei altari laterali che, fino a poco tempo fa, mantenevano intatto il proprio rivestimento marmoreo.
Il 20 marzo 1836 la Principessa di Scalea, Donna Maddalena Caracciolo dei Duchi San Teodoro, concesse la chiesa del Purgatorio ad uso della Congrega del Monte (S. Pietro). Quest’ultima riuniva a sé ventiquattro dei più importanti membri nobiliari del paese, i quali diedero alla chiesa un grande prestigio e ne fecero un polo di riferimento della cultura moranese.
Fra le opere che un tempo vi si potevano ammirare, ricordiamo:
- Il Crocifisso con danne piangenti, di Angelo Galterio;
- la Madonna delle Grazie, di Scuola Napoletana;
- la Madonna del Carmine, di Scuola Meridionale;
- San Cosmo, realizzato da un pittore locale;
- l’Addolorata e la Madonna degli Angioli, anch’esse di scuola Napoletana.
In origine, tali opere erano incorniciate da eleganti dossali in legno intagliato e dorato, che, quasi certamente, sono da ricondurre all’opera di eccellenti artigiani locali, titolari di botteghe, come quelle dei Cerchiaro, dei Fusco e dei Frunzi.
La mensa sacra di questa chiesa, inoltre, riveste una notevole importanza storica:
Nel 1790 gli Spinelli decisero di commissionare ad esperti artisti di scuola napoletana due nuovi altari maggiori, di cui uno di grandi dimensioni da destinare alla chiesa della Maddalena, ed un secondo, decisamente più modesto, da introdurre nella chiesa del Purgatorio.
Una volta giunto sul luogo, il primo risultò essere troppo grande per la sede prevista e, di conseguenza, si decise di posizionarlo nella chiesa del Purgatorio, invertendo in via definitiva la destinazione dei due altari. Proprio in virtù di tali vicissitudini, l’altare tutt’ora osservabile all’interno della chiesa del Purgatorio altro non è che quello originariamente pensato per la chiesa della Maddalena.
Questo meraviglioso esempio di sapienza scultorea meridionale appare rivestito da una ricchissima varietà di marmi policromi, e risulta ancor più impreziosito da due teste marmoree di cherubini a rilievo, che protendono dai lati dell’altare. Dallo stile del disegno e dal particolare dell’aquila ad ali spiegate scolpita al centro dell’altare, è, forse, possibile riconoscere la mano di Aniello Gentile, celebre scultore marmoraro napoletano.