Questa casetta, a dir poco curiosa, intende offrire uno spunto di riflessione sull’evoluzione tecnologica cui l’uomo è andato in contro a partire dal XIX secolo, e, in modo particolare, sugli enormi cambiamenti che la diffusione dell’elettricità ha apportato al nostro stesso modo di vivere.
Ancora nei primi anni del Novecento, moltissime case di questo paese non potevano godere dell’elettricità, di cui, ad ogni modo, si poteva usufruire per sole due ore in serata. La produzione avveniva, infatti, a livello locale, all’interno di una piccolissima centralina idroelettrica che sfruttava le acque del fiume Coscile (l’antico Sibaris) e che non poteva certamente coprire un grande fabbisogno. Poche linee di fili elettrici non isolati si snodavano nel paese ancorati con staffe metalliche ai muri e con isolatori ceramici bianchi (di cui è rimasto ancora qualche esempio qua e là).
Qualcosa che oggi viene dato per scontato, ma la cui magia ha rivoluzionato l’intera società, è qui mostrato nelle sue rudimentali componenti. In questa casa, che si approssima al modello concettuale della “casa museo”, abbiamo voluto esibire una bizzarra e, al contempo magnifica, varietà di oggetti rappresentativi dell’evoluzione storica dell’elettricità, così da poter mettere in evidenza tutto quel mondo che si cela dietro il banale gesto di “alzare un interruttore”.