La cittadina di Civita sorge in un luogo suggestivo e impervio, incastonato fra le pareti rocciose di un canyon denominato “gole del Raganello”, dal nome del torrente cui deve la propria conformazione. Il piccolo abitato di Civita (“Cifti” in albanese) fu costruito intorno alla metà del Quattrocento da alcune famiglie albanesi in fuga dai turchi, in un sito in rovina che già intorno all’XI secolo, all’epoca delle incursioni saracene, era stato abitato da popoli provenienti dalla costa ionica e da Cassano. Gli albanesi poterono stabilirvisi grazie alla donazione feudale del re Ferrante d’Aragona a favore del celebre principe albanese Giorgio Castriota (maggiormente noto come Scanderberg), la cui progenie, poi intrecciatasi con quella dei Sanseverino (1539), avrebbe continuato ad attrarre in questo luogo altri gruppi di albanesi sparsi in territorio pugliese.
Le gole del Raganello, che nella loro estensione di circa 17 km si dividono nelle cosiddette “gole alte” e “gole basse”, sono parte di una riserva naturale, la quale fu istituita nel 1987 all’interno del Parco Nazionale del Pollino. Le “gole alte” (o gole di Barile) nascono all’altezza della Sorgente della Lamia e raggiungono la Scala di Barile (in prossimità di San Lorenzo Bellizzi) con 9 km di percorso, che appare scandito da due imponenti pareti rocciose, alte all’incirca 600-700 metri. Le “gole basse”, come già si può intuire dal nome, sono sormontate da pareti meno alte e sono caratterizzate da percorsi più brevi, per lo più acquatici (talvolta contro corrente). Esse, inoltre, si estendono dalla zona di Pietraponte alla zona della cittadina di Civita, coprendo una distanza di circa 8 km. Le “gole intermedie” costituiscono, infine, il punto d’incontro fra i due suddetti percorsi; percorrerle richiede uno sforzo maggiore, poiché il tragitto è decisamente più lungo, accidentato e ricco di cascate.
All’altezza di Civita, il Raganello è attraversato dal Ponte del Diavolo, che da molti secoli garantisce il collegamento fra l’alto Ionio e i monti del Pollino e che, presumibilmente, deve il proprio nome ad alcune leggende folcloriche. L’antico ponte di epoca medievale*, dal caratteristico dorso d’asino, fu sottoposto a numerosi restauri, fino a quando, nell’Ottocento, non subì gravi danni a causa di un violento terremoto e fu ricostruito sull’esempio dell’originale; una successiva ricostruzione si rese, poi, necessaria nel 2005, in seguito al crollo del 1998. Nonostante le storiche sventure del ponte che lo attraversa ed il lato selvaggio dei suoi percorsi, il Raganello continua ad essere meta prediletta di appassionati escursionisti e naturalisti di tutto il mondo, i quali possono ammirare, in questi luoghi, le bellezze di una natura quasi incontaminata.
* Sembra, tuttavia, che già in epoca romana questo stesso luogo fosse stato scelto per il guado del torrente: le rotte che collegavano Roma con la Magna Grecia passavano, infatti, da qui.